Prima gli zingari, poi gli ebrei, poi i gay, poi…
L’Arena, 28 gennaio 2014
Il libro di Luigi Luca Cavalli-Sforza e Daniela Padoan Razzismo e Noismo si apre con una riflessione attribuita a Bertolt Brecht: «Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali e fui sollevato, perché erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti e non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare». L’apologo «non è di Brecht», si spiega nell’introduzione al saggio. «Il suo nucleo originario si trova in alcuni sermoni tenuti nella Germania nazista dal pastore luterano e noto teologo Martin Niemoller, deportato per diretto volere di Hitler a causa delle sue predicazioni avverse al nazionalsocialismo, di cui inizialmente aveva abbracciato l’ascesa». La riflessione — che circola dagli anni Cinquanta, dapprima su carta e ora su internet, in varie lingue e soggetta a varianti, come una canzone popolare — è presentata come prima «riflessione politica sul “noi”», che è il tema del libro, perché «ha il dono di sintetizzare l’esito di desertificazione insito nell’uso delle categorie messe a misurare l’umano, quando queste precipitino — quasi per necessità logica, come la storia dimostra — a valutare il diritto all’esistenza. Ma cosa significa “noi”? Come si stratificano le appartenenze identitarie che, definendo un sistema di confini e soglie (uomo-donna, uomo-animale, bianco-nero, civiltà-barbarie) portano alla gerarchizzazione del vivente e alla creazione di sistemi politici, religiosi e ideologici? Come si declinano le affiliazioni e le esclusioni dell’umano, tra solidarietà e ferocia? Come si legittimano i molti cerchi di gesso entro i quali perpetuiamo la nostra narrazione del mondo?» Attorno a queste domande è costruito il libro, dialogo tra due figure molto diverse: il genetista che rifiuta il concetto di razza e una più giovane studiosa dei genocidi.